domenica 24 marzo 2013

L'India a Singapore

Approfittando del Capodanno Cinese e delle vacanze piu’ lunghe e tanto attese da queste parti, mi sono concessa un viaggio. Anzi due, Malesia e Singapore.
In effetti  Taipei e’ un buon punto di partenza, posizione strategica per andare facilmente in giro per l’Oriente e questa parte del pianeta e’ un concentrato di mondi, un mix favoloso di etnie e di culture.
Come in Malesia e a Singapore, appunto.
In questo post pero' non descrivo i due Paesi in generale (lo faro' piu' avanti), ma una cosa che mi ha colpito particolarmente: l'India a Singapore. 
Ecco, se il tuo sogno e’ andare in India, vedere i colori di questa terra magica, respirare gli odori d’incenso che esalano dai templi induisti e ti trovi a Taiwan, non serve andarci davvero, che da qui dista come dall’Italia! Basta andare a Singapore, molto piu' vicino, e sara’ la stessa cosa. Ed io in India sogno di andarci da tempo, quindi questo primo insolito "assaggio" a Singapore, e' stato una sorta di piacevole introduzione.
Questa piccola citta’- Stato, regno della perfezione, dove niente e’ lasciato al caso, ma tutto e’ controllato da un ordine ben preciso e da una dittatura “soft”- come la chiamano- e’ un crogiolo di culture diverse che convivono pacificamente tra loro. Cinesi, malesi, indiani, ma anche stranieri occidentali e tanti altri gruppi etnici vivono serenamente insieme e liberi di professare il proprio credo, pertanto non e’ difficile trovare a pochi metri di distanza fra loro una moschea, una chiesa e un tempio.
Io, da sempre affascinata dall’India e dalle donne indiane (complici i romanzi e le storie che leggo sin da ragazzina), ho prenotato un albergo proprio a Little India, perche’ volevo almeno “spiare” questo mondo e, con mia sorpresa, non si trattava solo di qualche negozietto indiano sparso qua e la’, ma di un vero e proprio microcosmo indiano concentrato in un quartiere.


Uomini imbellettati  e profumati che vanno al tempio per la preghiera del mattino, baracchini che vendono corone di fiori per Ganesh e immagini di Shiva,  saloni di bellezza per i tatuaggi con l’henne’ su mani e piedi e future spose emozionate e intente a scegliere i disegni piu’ belli. Gioiellerie stracolme di persone che comprano oro, quell’oro giallo che si abbina cosi’ bene alla loro pelle.
 Ristorantini e bancarelle di cibo che solo passarci accanto ti stimola l’appetito. Odori di spezie e colori dappertutto.
Anche durante una giornata di pioggia (e a Singapore gli acquazzoni tropicali sono all’ordine del giorno), che renderebbe grigia e uggiosa qualsiasi altra citta’, Little India sembra un campo fiorito a primavera, un’esplosione di colori che ti accende gli occhi e l’anima.
Ma c’e’ una cosa che mi attrae piu’ delle altre, che mi lascia incantata: la vista dei sari  stupendi  e svolazzanti  indossati dalle donne indiane. 


Ecco, secondo me non esiste abito piu’ elegante e sensuale di questo.
Qualsiasi donna, anche non bellissima, indossandolo diventa cosi’ gradevole, cosi’ infinitamente affascinante.
Il sari e’ un concentrato di femminilita’ e le sue stoffe di svariati materiali e colori, raccontano antiche storie di donne forti (questa la mia visione un po’ romanzata, forse, ma voglio immaginarle cosi’).
E’ forse l’indumento piu’ antico ad essere stato tramandato sino ad oggi e quasi tutte le donne lo indossano ancora. Questa  stoffa raffinatissima lunga alcuni metri  si porta avvolta intorno ai fianchi e drappeggiata su una spalla. Viene indossato con un corpetto molto corto che lascia scoperta la vita.
Nonostante la nostra cultura del fashion, la moda italiana, quella francese e tutte le invenzioni e conquiste della nostra societa’, come la minigonna, il sari resta, secondo me,  l’indumento piu’ sexy che una donna possa indossare.
E se non fosse che io sono salentina e che farei ridere i polli, lo porterei con molto piacere.

giovedì 7 marzo 2013

Panico

Brutto cominciare un post con questo titolo, ma il mio cervello e' in panne e incapace di elaborare frasi troppo complicate.
Una quarantina di minuti fa e mentre ero seduta non vi dico dove, cosi', senza preavviso, la terra ha cominciato a tremare e questa volta pareva piu' capricciosa e incavolata del solito.
Altre volte era stata piu' garbata ed educata. Si era mossa, ma in silenzio, facendo "semplicemente" e quasi elegantemente oscillare ogni cosa.
Chissa' perche', oggi non era di buon umore e ha fatto anche un gran frastuono: tutto si muoveva bruscamente, i piatti, le padelle e ogni oggetto ballavano rumorosamente, riuscivo a sentire anche il concerto di piatti della vicina e l'unica cosa in grado di fare, come sempre, e' stato andare in salotto e guardarmi intorno con gli occhi sgranati e in cerca del nemico, dopo qualche secondo aprire la porta d'ingresso e aspettare sotto quella che credo sia una trave portante. Credo. Tutto questo con i capelli a carciofo, una magliettina slabrata e in mutande. Insomma, una scena che non vorrei mai vedere dall'esterno.
Ci hanno detto piu' volte che quando la terra comincia a tremare con movimenti oscillatori, quindi da destra a sinistra, non c'e' problema, si tratta di scosse di assestamento. Ma quando si muove up and down, beh, e' a quel punto che bisogna temere per la propria vita.
Ecco, appunto, oggi.
Ha cominciato con un bel movimento sopra e sotto, tipo Tagada' (una giostra molto famosa nel nostro paesello salentino), per poi scemare in un'oscillazione piu' leggera.
Inutile stare a descrivere il panico, la paura folle, quella paura atavica verso la natura che puo' ogni cosa, anche perche' questa volta la terra pareva non voler finire la sua danza e al 10' piano non e' stato molto divertente. Tra l'altro e' durato piu' del solito, una manciata di secondi che sembrano interminabili e che possono annientare ogni cosa. Ti senti disarmato come una formica che gira indifesa su se stessa sotto i piedi di migliaia di persone.
"Per fortuna qui sono organizzati, palazzi antisismici e accortezze di ogni tipo, non come in Italia!"- ci consoliamo con questa frase, ma la paura non conosce conforto.
Dopo questi minuti di terrore, metto un paio di jeans, le scarpe (istintivamente prendo anche i passaporti) e vado giu' in ascensore. Insomma, tutto cio' che non bisognerebbe fare, ma restare a casa e aspettare un eventuale altro terremoto mi sembrava troppo stupido!
Al piano terra incontro una signora con un neonato, che si ferma a chiedermi se abito la' e da dove vengo. Io le rispondo e le dico che sto andando fuori perche' ho sentito il terremoto e ho paura. Lei mi dice che ce n'e' stato uno davvero forte nel 1999 (il piu' devastante, che ha fatto migliaia di morti), dice che questo non era preoccupante, di stare tranquilla e di tornare a  casa.
Lei intanto scappava fuori con la sua bambina.