venerdì 19 aprile 2013

Malesia mon amour

Se Singapore e' un concentrato di mondi variegato benestante e forse un po' snob, la Malesia, in quanto stesso crogiolo di popoli e culture differenti, ne e' la versione proletaria. Qui regna un' umanita' piu' povera ma piu' vera, piu' autentica, che vive insieme in quel caos tropicale, affresco tipicamente asiatico.
Passeggiando per le vie di Kuala Lumpur mi e' sembrato di vedere il mondo intero.
Donne arabe in niqab (il velo nero che lascia scoperti solo gli occhi) dallo sguardo nero come la pece, donne indiane dai sari colorati, americani sovrappeso in pantaloncini e t-shirt, cinesi, turchi, malesi, certamente, e chi piu' ne ha piu' ne metta.
E' la prima volta che visito un Paese musulmano, ma qui ho avuto l'impressione che ci fosse piu' apertura e liberta'. L'ho visto nelle donne, che non hanno l'obbligo di indossare il velo e sono libere di vestirsi all'occidentale e l'ho visto nei loro sorrisi vanitosi e nelle loro chiacchiere complici. Molte ragazze indossano i jeans e il velo colorato che tiene coperti solo i capelli, lasciando ben visibile tutto il viso spesso molto truccato. Molte altre lasciano scoperti i capelli. Anche in questo caso, qui sembra che ognuno sia quello che vuole essere e tutta la gente porta con se' e rispetta le proprie tradizioni e abitudini originarie.
(Almeno, questo e' quello che ho avuto modo di osservare e dedurre dai pochi giorni tarscorsi in Malesia e non posso certamente affermare che la situazione sociale e culturale malese sia priva di quei problemi impliciti nelle culture patriarcali e maschiliste).
Sono rimasta colpita e affascinata dai villaggi Malay, piccoli agglomerati di coloratissime abitazioni tipiche malesi in legno massiccio (tek o ebano), sollevate da terra probabilmente per le inondazioni, frequenti in questi posti. Qui la vita sembra essersi fermata e si respira un'aria di pace e tranquillita' lontana dal caos che attanaglia le citta'.


I locali sono gentilissimi e accoglienti, tutti salutano e ti chiedono dove vai per darti informazioni spesso in un inglese british da fare invidia! Si fermano a chiacchierare per praticare l'inglese e per sana curiosita'.
Gli uomini, ma anche le donne (soprattutto le anziane), indossano i sarong: stoffe dalle svariare fantasie, drappeggiate in vita e portate come gonne. Questi teli di cotone hanno molteplici usi e, oltre che come abbigliamento, vengono usati anche come asciugamani, tovaglie o come arazzi sulle pareti.




Kuala Lumpur, con le sue torri simbolo, le Petronas Twin Towers, e' un po' una giungla di macchine, moto, gente di tutte le provenienze possibili e immaginabili e dove e' quasi impossibile passeggiare a piedi per le vie del centro a causa dell smog che ti entra nelle narici e ti brucia le vie aeree, ma che nasconde piccoli gioielli segreti come alcuni villaggi Malay, oltre a monumenti storici di grande bellezza. Il Palazzo del Sultano Abdul Samad e' uno di questi, con le sue cupole ramate ricorda atmosfere da "Mille e una notte"; i palazzi coloniali decadenti che conservano il fascino del passato e di vecchie storie; i quartieri indiano e cinese, micromondi autentici e tanto altro.



Mi e' piaciuta molto anche Malacca, cittadina storica che fu il maggior porto commerciale del sud-est asiatico e dove i domini portoghese, olandese, britannico e cinese ne hanno contaminato l'architettura, un mix di stili straordinario. La citta' nel 2008 e' stata inserita dall'Unesco tra i patrimoni dell'umanita'.


Dopo tutto questo vagare ed esplorare instancabile, ci siamo concessi una pausa di relax su un'isoletta, Pangkor Island, nella parte ovest della Malesia.

Qui le scimmie la fanno da padrone. Sono ovunque e addirittura bisogna chiudere bene finestre e porte per evitare che entrino dispettose a rubare qualcosa! Se non fosse per loro, che rendono l'isola una pattumiera a cielo aperto, poiche' rubano le buste della spazzature e le aprono sugli alberi provocando una pioggia di rifiuti difficile da contenere, il posto sarebbe un'oasi di pace!

La Malesia mi e' piaciuta molto ed e' stato triste lasciarla, come quando si saluta una vecchia amica con la consapevolezza che tante cose non sono state fatte insieme e che forse non la si rivedra' piu'. Ma chissa', la mia vita e' sempre cosi' imprevedibile e magari il buon vento mi ci portera' ancora una volta prima o poi.